ma è Dio che ha creato la morte? Gesù e Lazzaro (GV 11,1-45)


5a Domenica – Tempo di Quaresima – Anno A

Il pianto di Gesù davanti alla tomba dell’amico Lazzaro è la prova che Dio ama la nostra vita e ci ha creati per un’esistenza eterna; le sue lacrime continuano ancora oggi a richiamare tutti noi a uscire dai nostri sepolcri

Letture: Ez 37,12-14; Sal 129; Rom 8,1-11; GV 11,1-45

Lazzaro e Gesù di M. Rupnik Condotto da Maria al sepolcro del fratello Lazzaro, “Gesù scoppiò in pianto”.  I Giudei presenti alla scena interpretano questo pianto dirotto (“scoppiare in pianto” non suggerisce certo qualche lacrimuccia discreta…) come un segno di amicizia per il defunto: “Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!”. Anche noi siamo portati a interpretarlo così. Ed è giusto, perché, come il Gesù affaticato e assetato dell’incontro con la samaritana, ci permette di entrare nella pienezza dell’umanità di Gesù.

Ma interpretarlo così sarebbe riduttivo. Davanti al sepolcro dell’amico, Gesù, come tutti noi piange perché sente la profonda ingiustizia della morte che contrasta con la nostra incancellabile esigenza di vivere per sempre. Il pianto di Gesù è la manifestazione della volontà di Dio. E la dimostrazione visiva che “Dio non ha creato la morte” (Sap 1,13). E’ il “vangelo” che Gesù è venuto ad annunciare per liberarci dal dubbio angosciosa che sia Dio a mandarcela. Dubbio che, se accolto, ci allontana da creatore. Ce lo fa rifiutare o comunque ci rende difficile instaurare un rapporto filiale e amorevole con lui. Pensiamo alle madri che perdono i figli; agli sposi che perdono il coniuge; ai figli che perdono in genitori ancora nel pieno degli anni…

Come possono queste persone sentire Dio come padre amoroso, se ritengono che sia stato lui a decidere il quando e il come, spessissimo nel momento più umanamente inopportuno e nel modo più straziante. “Dio non ha creato la morte”, annuncia Gesù con il suo pianto. Essa è entrata nel mondo attraverso il peccato (Rm 5,12). Ma Dio vuole recuperare la vita al suo progetto originale, trasformando la morte in un sonno momentaneo che la fa passare nella sua eternità. E’ per annunciare questa bella notizia, questo “vangelo” che Gesù è venuto. E’ per questo che l’ha incontrata e vinta in una ragazzina di dodici anni appena morta (Mc 5,21-43), sfidando l’ironia di coloro che non credevano che fosse soltanto addormentata; in un giovane già condotto alla sepoltura (Mc 7,11-17), lasciandosi invadere da “grande compassione”; in un uomo già in putrefazione, scoppiando in pianto.

Gesù che piange davanti alla morte…

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